Giornata della Memoria dell'Olocausto - Domenica 27 gennaio ore 20.30
Nel 1940 uscì nelle sale cinematografiche tedesche Jud Süss ("Süss l'ebreo"), diretto dal regista Veit Harlan sotto la supervisione di Joseph Goebbels. Il film prendeva spunto dalle vicende di un finanziere ebreo realmente vissuto a cavallo fra '600 e '700, resosi celebre per aver raggiunto, nonostante la sua appartenenza alla "razza ebraica", posizioni di grande potere e prestigio nel ducato del Wurttemberg, salvo poi venire impiccato con l'accusa di avere commesso atroci delitti contro lo Stato e il popolo di quella regione. Una tale vicenda si prestava magnificamente a rappresentare tutti i peggiori stereotipi dell'antisemitismo nazista. Ed in effetti il prodotto di Harlan ebbe un vastissimo successo di pubblico nel Reich, con quasi 7 milioni di spettatori; Heinrich Himmler ne rese obbligatoria la visione a tutti i membri delle SS; e il regista, a causa sua, finì sul banco degli imputati nel processo di Norimberga, pur venendo alla fine assolto.
Joseph Süss Oppenheimer era stato protagonista, circa quindici anni prima, di un romanzo di grande successo e di ben altri contenuti dello scrittore e drammaturgo bavarese di famiglia ebraica Leo Feuchtwanger (1884-1958).
Le due narrazioni (quella cinematografica di Harlan e quella romanzesca di Feuchtwanger) hanno ben poco in comune, e sembrano parlare di due personaggi totalmente diversi: l'uno, quello di Feuchtwanger, è un uomo ambizioso che tenta l'ascesa sociale senza però riuscirci, a causa della sua origine ebraica, prima tenuta nascosta e infine accettata quando in lui scatta la consapevolezza di come essa rappresenti la parte migliore del suo essere; l'altro, quello di Harlam, è la raffigurazione esemplare dello scaltro e viscido ebreo tanto caro alla propaganda nazista: un essere che, senza timore e senza pudore, riesce nell'intento di arrivare ai massimi gradi del potere per potere rubare, violentare, dominare ed opprimere gli inermi cittadini tedeschi del ducato.
Proprio dal confronto fra queste due letture del personaggio Süss nasce l'occasione per riflettere sul tema cruciale della nostra personale identità. "La mia identità – dice Amin Maalouf – è ciò che fa sì che io non sia identico a nessun'altra persona". E l'identità di ogni persona è costituita da una moltitudine di elementi e di appartenenze, giuridiche psichiche ed emotive. Il dramma nasce quando qualcuna, o qualcosa, di queste nostre molteplici appartenenze, viene messo in dubbio, o viene addirittura condannato, vietato, proscritto, diviene motivo di umiliazione, pregiudizio che gioca contro di noi a prescindere dalla qualità e dalla virtù del nostro vivere e delle nostre scelte; e, all'opposto, quando l'identità di qualcuno diviene motivo esclusivo di dignità, di norma, di rettitudine, di purezza, e ciò sembra elemento sufficiente per vietare o negare l'identità altrui.
Il processo identitario di Süss proposto da Feuchtwanger non è facile: l'accoglimento della propria origine etnica per l'ebreo ha come esito il dolore ("Il dolore sfigura, il dolore ti ha dato un aspetto da ebreo", gli dirà un rabbino vrso la fine del romanzo): e il film di Harlam comprova ed assicura la verità di quest'assioma.
Alla riflessione su questi temi e al confronto fra romanzo e film sarà dedicata la serata di domenica 27 gennaio, ore 20.30, presso la sede della libreria, in celebrazione della Giornata della Memoria dell'Olocausto. All'illustrazione e all'analisi dei temi cruciali del romanzo di Feuchtwanger seguirà la visione di spezzoni del film di Harland ed il loro commento. Relatrice ed animatrice dell'incontro sarà la professoressa Giustina Puddu, esperta germanista e studiosa di Feuchtwanger. (A.G.)