LA NAJA SECONDO DIEGO ZOIA

LA NAJA SECONDO DIEGO ZOIA

Dopo il grandissimo successo della presentazione del libro di Elena Mearini, che ha visto la presenza di oltre 50 persone in sala, prosegue il ciclo di incontri letterari "Dimercoledì". Il 22 giugno, alle ore 21, sarà la volta di Diego Zoia, che presenterà il suo nuovo libro "L'età più bella la passi qua. La naia di un pacifista", edito dalla tipografia Poletti di Villa di Tirano (pp. 124, euro 10).
Diego Zoia è conosciuto e apprezzato come studioso di istituzioni e diritto locale, come storico e cronacista del contrabbando e come studioso di economia storica. E' del resto ben nota la sua passione per la vitivinicoltura che lo ha spinto oltre i suoi studi a dedicarsi alla coltivazione diretta dell'uva, qui e fra le colline marchigiane, ove risiede stabilmente da qualche anno.
Tiranese della classe 1941, Zoia rinuncia alla memorialistica collettiva che caratterizza altri suoi testi (su tutti, "La Carga"), per raccontarci in modo esteso, organico, lucido e ricco di particolari i fatti che lo riguardarono personalmente durante l'anno e mezzo in cui svolse il servizio militare come ufficiale di complemento nelle truppe alpine, fra il giugno del 1962 e l'ottobre 1963. Come fatti così particolari e personali possano diventare oggetto di un libro - che di sua natura è destinato a un pubblico e i cui contenuti, quindi, devono possedere un interesse collettivo - ce lo dice Zoia stesso in chiusura: "Ero partito per il servizio militare quasi per caso, con scetticismo, convinto che si trattasse di una pura perdita di tempo: debbo invece riconoscere che quel periodo fu una fondamentale scuola di vita. Certo, i miei valori di fondo non furono cambiati, ma ho imparato a confrontarmi con gli altri e con le loro convinzioni, a rispettarli e a esigere rispetto, ad ubbidire anche agli ordini che non condividevo e, almeno lo spero, un po' anche a comandare."
Una esperienza, dunque, di formazione, attraverso la quale sono passate generazioni di maschi italiani - più recentemente, tramite la ferma volontaria, anche donne - che Zoia rappresenta attraverso la sua esperienza personale, e tinge di ricordi vividi, di incontri e relazioni positive e negative, di personaggi vitalissimi, taluni vere macchiette ricche di umanità e furbizia (su tutti il Celso di Villa di Tirano), talaltri autentiche carogne, come il suo capitano di reparto a Merano.
(Alberto G.)

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